Se l’inflazione sale, chi ci guadagna?
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Abbiamo visto che i prezzi di alcuni beni e di alcune materie prime stanno salendo e questo genera un rialzo generale del costo della vita. Chi ci guadagna e chi ci perde?
Perché c’è questa corsa dei prezzi? Te lo spieghiamo con un esempio: supponiamo che in una stagione ci siano state condizioni climatiche per cui un dato frutto non è cresciuto in abbondanza. Il contadino sa che le famiglie a cui potrà vendere quel frutto sono sempre le stesse, ma sa che in questa stagione non potrà soddisfare tutti. Il frutto diventa qualcosa di “pregiato” e se lo potranno accaparrare solo coloro che saranno disposti a pagarlo un po’ di più: è ciò che determina un aumento del prezzo. Questo accade non solo con la frutta, ma anche col legname, col rame e in generale con ogni bene: quando la domanda supera l’offerta, il prezzo sale. Oggi ci troviamo in questa condizione: la ripresa dei consumi dopo la pandemia si è dimostrata più robusta del previsto (i risparmi accumulati sono superiori alle attese) e fabbriche e imprese, tra chiusure economiche, previsioni sbagliate e condizionamenti climatici, non sembrano in grado di offrire una quantità di beni adeguata alla domanda. Da qui ha origine la corsa dei prezzi.
Il rapporto tra domanda e offerta funziona anche al contrario: pensa a quello che è successo al petrolio qualche anno fa per effetto della “scoperta” del petrolio da scisti. D’un tratto Paesi come gli Stati Uniti hanno iniziato a produrre ampie quantità di petrolio, aumentando l’offerta sul mercato ben più di quanto il mercato si aspettasse: a parità di domanda di energia questo aveva spinto giù i prezzi del greggio.
Chi vince e chi perde dalla corsa dei prezzi
Il caso più clamoroso riguarda i microchip: nonostante la progressiva uscita dalla pandemia, la domanda di tecnologia, anche per il lavoro da casa, resta sostenuta. Le linee produttive delle fabbriche lavorano già al massimo della capacità e il loro ampliamento richiede tempo. L’effetto è che i microchip costano sempre di più e spesso non sono immediatamente disponibili: ciò significa che se vuoi, per esempio, comprare un nuovo telefonino o lo dovrai pagare più che in passato o dovrai aspettare più del previsto per averlo (i ritardi di consegne delle auto degli scorsi mesi sono effetto proprio della mancanza di microchip). In ogni caso, chi ci rimette sei tu consumatore finale. Chi ci guadagna è chi quei microchip li produce: non per nulla, le azioni di queste società da inizio anno hanno mediamente messo su il 46% (tutte le variazioni sono in euro e a dividendi inclusi) rispetto al +25% delle Borse mondiali. Stessa cosa per il prezzo dell’energia: per un litro di benzina, stando alle rilevazioni del Ministero della transizione ecologica, pagavi 1,434 euro all’inizio dell’anno contro 1,75 euro per l’ultima rilevazione di novembre. Chi ci rimette sei tu, consumatore, con una spesa aumentata di circa il 22%. È tutto guadagno per le compagnie petrolifere che estraggono petrolio e vendono i prodotti raffinati: non per nulla le azioni del settore dall’inizio dell’anno hanno visto un rialzo di circa il 31%.
L’impennata dei prezzi dell’energia è legata, da un lato, alla maggiore domanda legata sia alla ripresa economica, sia a un’estate calda che ha aumentato la richiesta di raffrescamento. Dall’altro è stata condizionata da una riduzione dell’offerta di alcune fonti di energia (poco vento, minore capacità idroelettrica…) e dal mancato aumento di forniture, per esempio, da parte della Russia.
Oltre all’inflazione (corsa dei prezzi), le Banche centrali temono anche la deflazione, ovvero il calo dei prezzi: se un consumatore sa che domani i beni costeranno meno di oggi, rimanderà i consumi, rallentando la crescita economica (che vuol dire meno ricchezza per aziende, meno assunzioni, più licenziamenti…).
Le tue vie di difesa
Cosa puoi fare in questa situazione? Primo: continuare a spendere di più per i beni essenziali (energia per la tua casa), ma meno per i beni voluttuari. È una soluzione, però, che rischia di alla lunga di pesare sul benessere di tutti (ecco perché il contenimento dell’inflazione è uno dei perni centrali delle politiche monetarie della Banca centrale europea). Secondo: richiedere un intervento delle autorità per calmierare un rialzo dei prezzi dei beni essenziali, come quelli energetici. È ciò che è successo nei mesi scorsi in Italia e Spagna, con interventi statali volti a limitare l’esplosione delle bollette. Con questi interventi le utility (le aziende che ti portano luce e gas a casa) non hanno potuto scaricare sui clienti il rialzo dei propri costi. C’è da dire che le aziende in genere sono consumatori di materie prime, quindi se non riescono a trasferire i maggiori costi sui prezzi di vendita finali dei loro prodotti anche le loro finanze non sorridono. E questo è uno dei motivi per cui le azioni delle società del settore utility non hanno particolarmente brillato: dall’inizio dell’anno sono in rialzo del 13% e, in particolare, le azioni Enel (7,1 euro; Isin IT0003128367) risultano in calo del 10% – se hai le Enel limitati a mantenerle. Terzo: gli interventi statali non possono durare per sempre (in Spagna li stanno già allentando). Quindi, per cercare di recuperare denaro e di non essere costretto a fare delle rinunce, puoi provare a investire sulle azioni di quelle società che fanno utili con il rialzo dei prezzi: cerchi, quindi, di godere anche tu degli utili che stanno facendo.
I fenomeni che influenzano le oscillazioni delle azioni delle utility sono molteplici: la crescita economica, in ogni caso, gioca a loro favore. Per questo un investimento generale sul settore ci può stare. Fallo acquistando l’Etf Xtrackers Msci world utility (27,04 euro; Isin IE00BM67HQ30).
Le azioni da scegliere
Guadagnare dalla penuria di microchip: ti consigliamo le azioni ASML Holding (738,9 euro; Isin NL0010273215) che produce attrezzature per il settore dei semiconduttori e che potrà approfittare pienamente della corsa all’ampliamento e alla creazione di nuove linee produttive. I conti trimestrali hanno dimostrato la sua capacità di crescita e anche se le azioni non sono proprio a buon mercato (viaggiano sui massimi storici) secondo noi valgono ancora un acquisto. Tra i produttori di microchip, invece, ti consigliamo di acquistare le azioni Intel (50,31 Usd; Isin US4581401001) che sta facendo investimenti ingenti per recuperare forza nei confronti della concorrenza – siamo convinti che sia la scelta giusta. Anche se a breve questi investimenti peseranno sulla redditività aziendale, crediamo che i risultati si possano poi vedere. Acquista con un’ottica di lungo periodo.
Guadagnare dal rialzo del costo dell’energia: ti sconsigliamo ti acquistare azioni delle compagnie petrolifere. Se è vero che la corsa del prezzo del petrolio e del gas sta spingendo i loro utili, è anche vero che tutte queste società sono impegnate in una non semplice transazione delle fonti energetiche verso le rinnovabili: è una grande sfida che comporterà dei costi e dei rischi di strascichi legali/regolatori in caso di rallentamenti nel raggiungimento degli obiettivi. Piuttosto ti consigliamo di puntare su una utility che produce energia da fonti rinnovabili: EDP Renováveis (22,72 euro; Isin ES0127797019). I conti dei primi nove mesi sono stati in calo rispetto allo stesso periodo del 2020, ma il fenomeno è legato a condizioni meteo meno favorevoli (mancanza di vento). La strategia del gruppo, basata su un rinnovamento dei parchi eolici e sull’attenzione al mercato americano (e asiatico con la recente acquisizione), ci sembra, però, vincente e darà frutti a lungo termine: le azioni hanno già corso un po’, ma valgono un acquisto.
Guadagnare dal rialzo dei prezzi delle materie prime: ti consigliamo di puntare sulle azioni ArcelorMittal (27,6 euro; Isin LU1598757687). Se è vero che l’acciaio che produce il gruppo non è una materia prima “pura”, è vero che è elemento essenziale di molte attività e che la domanda dovrebbe restare sostenuta, complice anche il piano infrastrutturale previsto negli Usa. Inoltre, il gruppo ha rafforzato la posizione patrimoniale e sta gestendo con oculatezza il rialzo attuale di alcuni costi di produzione. Le azioni sono convenienti e valgono un investimento per il lungo periodo.
Nel settore dei semiconduttori ci piacciono anche le azioni Melexis (106,7 euro; Isin BE0165385973), società che fa per lo più sensori per il settore auto, ma sta investendo per ampliare l’offerta. Le azioni sono ai massimi di sempre, ma convenienti. Acquista.
Nel settore delle utility ci piacciono anche le azioni Engie (13,16 euro; Isin FR0010208488), visto che la società sta puntando con decisione sulle energie rinnovabili (vedi pagina 3). Sono azioni convenienti e meritano un acquisto per il lungo periodo.
Una puntata secca sul prezzo delle materie prime?
Ma invece che passare per le azioni, non si può fare una scommessa secca sul prezzo di alcune materie prime? È difficile per tre motivi. Primo: uno dei modi per scommettere sul rialzo delle materie prime è attraverso i future. Sono strumenti complessi (te ne abbiamo parlato su AF 1434) e spesso riservati a professionisti. Secondo: un altro modo per farlo è con gli Etc, strumenti quotati in Borsa che puoi comprare anche tu e che seguono l’andamento dei future. Attenzione: siccome i future hanno una scadenza, gli Etc devono continuamente passare da un future all’altro e in questo passaggio si possono generare dei costi che a volte ti fanno perdere anche se la materia prima su cui punti non scende. Terzo: al di là dello strumento, la valutazione del valore di una materia prima è complesso. Non ci sono utili, né dividendi e domanda e offerta sono influenzate da fattori imprevedibili, come eventi naturali, azioni politiche (vedi quelle legate, per esempio, ai dazi) e anche la speculazione finanziaria – vedi il legno salito prima del 235%, poi crollato del 73% in poche settimane. Per questo non consigliamo al buon padre di famiglia un investimento diretto in materie prime.
Su AF n° 1405 avevamo suggerito una scommessa su Freeport McMoRan (41,23 Usd; Isin US35671D8570) per puntare sul rialzo del rame: è salito (+10% in Usd) e le Freeport hanno fatto +23% in euro e dividendi inclusi (+19% le Borse). Visti i timori di un eccesso di produzione nel 2022 (che potrebbe pesare sui prezzi del rame) incassa parte dei guadagni: vendi la metà delle azioni Freeport.
Al momento l’unica materia prima su cui ti suggeriamo di investire è l’oro, il cui prezzo potrebbe salire in caso di elevata inflazione perdurante. Lo strumento che ti abbiamo consigliato su AF n° 1436 per investirci è l’Etc Invesco physical gold (157,34 euro; Isin IE00B579F325) che non ha i problemi legati ai future di cui ti abbiamo parlato a fianco perché compra veri lingotti d’oro.
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