10 parole per capire l’economia in vista dell’autunno
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L’estate del 2022 passerà alla storia per il ritorno prepotente dell’inflazione e per la parità raggiunta tra euro e dollaro. Oltre che per i ripensamenti di Musk sull’acquisto di Twitter e l’eterno dibattito italiano sul cuneo fiscale e salario minimo
L’inflazione viaggia a ritmi che non si vedevano dagli anni Ottanta, il super-dollaro ha raggiunto la parità con l’euro e in Italia si è ripreso a parlare insistentemente di salario minimo. L’estate del 2022 ha riportato al centro del dibattito alcune parole-chiave che si leggevano fino a poco fa solo nelle pagine economiche dei quotidiani. E come se non bastasse Elon Musk ha fatto saltare l’Opa che aveva lanciato una manciata di mesi fa su Twitter. Un piccolo glossario che prova a spiegare alcuni concetti chiave dell’economia con parole semplici:
Inflazione
L’inflazione è la parola chiave dell’estate e indica l’aumento dei prezzi. Come spiega l’Istat, l’inflazione “misura le variazioni nel tempo dei prezzi di un insieme di prodotti rappresentativo di tutti i beni e servizi destinati al consumo finale delle famiglie, acquistabili sul mercato attraverso transazioni monetarie”. Quest’anno se ne è sentito molto parlare perché è aumentata tantissimo, come non accadeva da decenni: a giugno l’inflazione ha accelerato salendo del +8%, un livello che non si registrava da gennaio 1986 quando l’aumento dei prezzi fu pari a +8,2%. Nei paesi Ocse è andata peggio: +9,6%. Un livello così alto di inflazione affossa il potere di acquisto delle famiglie.
Potere di acquisto
Il potere di acquisto indica il reddito lordo disponibile in termini reali di una famiglia, cioè quanto e cosa è possibile acquistare con una somma fissa di entrate come lo stipendio. Eurostat fornisce molti dati sul livello dei prezzi all’interno dell’Unione, per fotografare le differenze tra i diversi mercati. Prendendo ad esempio il costo del cibo, emerge che in Italia i prezzi sono più alti dell’8,3% rispetto alla media europea, mentre sono leggermente più bassi per gli svaghi e decisamente più bassi per le comunicazioni: spendiamo più del 16% in meno della media.
La recessione è lo spettro di ogni governo: è la condizione macroeconomica che si verifica quando i livelli del prodotto interno lordo in un determinato periodo di tempo sono più bassi delle soglie raggiunte nel periodo immediatamente precedente. Una tristemente popolare recessione è quella scatenata nel 2008 a seguito della crisi dei mutui subprime, con il fallimento della banca statunitense Lehman Brothers. A seguito di quella crisi l’Italia nel 2009 perse 5,3% del Pil rispetto all’anno precedente ed entrò in uno dei periodi più difficili della sua storia.
Stagflazione
Quando in un determinato periodo di tempo si verificano contemporaneamente due fenomeni come l’inflazione (aumento dei prezzi) e la stagnazione (crescita del Pil vicina allo zero) si finisce dritti dritti in stagflazione. La prima volta che se ne è sentito parlare è stato negli anni Sessanta del Novecento, soprattutto in Occidente. Curare la stagflazione è complicato perché le ricette che servono per contenere l’inflazione, prima fra tutti la riduzione dello stimolo monetario, non aiutano a scuotere l’economia che rischia di restare con la crescita ancorata allo zero. Se non addirittura di piombare in recessione.
Salario minimo
Il salario minimo indica la retribuzione sotto la quale nessun lavoratore può scendere. In Europa molti paesi hanno introdotto da anni delle forme di salario minimo per legge, in modo da fissare delle soglie chiare e uguali per tutti che non si possono violare. Per esempio in Germania il salario minimo è intorno ai 10 euro all’ora, così come in Francia ma non al Lussemburgo dove si può andar sotto i 13 euro all’ora. In Italia non esiste una forma di salario minimo orario per legge, ma buona parte dei lavoratori sono tutelati dai contratti di lavoro nazionali che fissano le tabelle retributive per le diverse categorie. Come ha rivelato l’Inps, però, c’è una ampia fetta di popolazione che è fuori dalla contrattazione: “Ben 4,3 milioni di lavoratori guadagnano meno di 9 euro all’ora”, ha spiegato Pasquale Tridico, presidente dell’ente previdenziale. Per questo in Parlamento ci sono proposte di legge per estendere uniformemente la tutela del salario minimo a 9 euro all’ora.
Cuneo fiscale
Di cuneo fiscale se ne parla ciclicamente, almeno in Italia. L’espressione indica la differenza tra quanto una azienda paga di stipendio a un proprio dipendente e quanto ci si ritrova effettivamente sul conto corrente, tra oneri fiscali e previdenziali sostenuti dall’impresa e dal lavoratore stesso. L’Italia ha un differenziale molto alto: secondo l’Ocse va in tasse il 46,5% dell’intero stipendio, meno solo di Francia (47%), Austria (47,8%), Germania (48,8) e Belgio (52,6%). Per tasse pagate sul lavoro la media Ocse è al 34,6%, ma competitor dell’Italia sono decisamente più competitivi: la Spagna è al 39,3%, l’Olanda al 35,3%, Israele al 24,2% e la vicinissima Svizzera al 22,8%.
Tasso di cambio
Il tasso di cambio è il prezzo al quale è possibile scambiare una moneta con un’altra. Questo tasso, come ricorda la Banca centrale europea, è soggetto a continue variazioni sui mercati dei cambi mondiali, dove sono negoziate valute di ogni tipo. L’euro è una delle valute più scambiate, insieme al dollaro statunitense, allo yen giapponese e alla sterlina britannica. L’estate del 2022 passerà alla storia anche per la raggiunta parità nel cambio euro-dollaro: dopo alcune settimane di forti ribassi, per la prima volta dal 2002 la moneta dell’Eurozona è scesa fino alla parità assoluta (1:1) con il biglietto verde più popolare sul pianeta. Per l’Europa la parità con il dollaro significa avere condizioni più favorevoli per le esportazioni, ma causerà difficoltà nell’acquisto dall’estero dei beni pagati con moneta estera. Energia compresa.
Future
I future sono contratti a termine con i quali le parti si impegnano a scambiare una certa attività a un prezzo prefissato e con consegna in una determinata data spostata nel futuro. Sono contratti derivati negoziato su mercati regolamentati, mediante i quali acquirenti e venditori si impegnano a scambiarsi una quantità di una certa attività, finanziaria o reale, a un prezzo prefissato e con liquidazione differita. Tecnicamente, sottolinea Borsa Italiana, “è un contratto simmetrico in quanto entrambi i contraenti sono obbligati a effettuare una prestazione a scadenza. L’operatore che acquista il future (che si impegna, cioè, ad acquistare a scadenza il sottostante) assume una posizione lunga, mentre l’operatore che vende il future assume una posizione corta”. I future sono utilizzati molto per la compravendita di materie prime, come il petrolio e il gas.
Azione
L’azione è l’unità minima di partecipazione di un socio al capitale di una società. Tutte da uguale valore nominale e da diritti garantiti, indivisibilità, autonomia e circolazione. Le azioni possono circolare liberamente, anche se la legge consente alla società emittente di definire dei limiti alla circolazione come ad esempio la clausola di prelazione, in base alla quale l’azionista che vuole vendere le proprie azioni deve offrirle innanzitutto agli altri soci. Alcune azioni, dette a voto plurimo, possono valere un numero maggiore di voti in occasioni delle assemblee.
Opa
L’offerta pubblico di acquisto (Opa) è una proposta di acquisto di azioni di una società quotata sui mercati. Una volta lanciata, l’offerta pubblica è irrevocabile e si rivolge a parità di condizioni a tutti i possessori di azioni oggetto dell’Opa. In Italia, salvo eccezioni, è previsto l’obbligo di lanciare una Opa sulla totalità delle azioni societaria “da parte di chi – sottolinea Bankitalia – in seguito ad acquisti a titolo oneroso, pervenga a detenere una quota superiore al 30 per cento” della società. Esiste anche l’Opa residuale che scatta quando un singolo azionista arriva a detenere una partecipazione superiore al 90 per cento, se entro quattro mesi non ha ripristinato un flottante sufficiente ad assicurare il regolare andamento delle negoziazioni in Borsa.
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