Petrolio, ecco perché l’Eurozona non rischia molto con un’impennata dei prezzi

Per la Bce un rialzo permanente dei prezzi del petrolio ridurrà il pil della zona euro di appena lo 0,80% in 4 anni. Difficile che mercoledì 3 agosto l’Opec+ decida di alzare i target di produzione | L’Aie: la crisi energetica potrebbe peggiorare

Quanto rischia l’Europa con il rialzo dei prezzi del greggio? Secondo la Banca centrale europea non molto. La teoria economica sviluppata dall’istituto centrale suggerisce che un’impennata permanente dei prezzi del petrolio ridurrà il pil potenziale della zona euro di appena lo 0,80% in quattro anni, con un impatto che potrebbe ulteriormente diminuire grazie alla transizione ecologica. I futures della materia prima hanno iniziato la prima settimana di agosto all’insegna del ribasso, con il Brent in perdita dell’1,2% a 102 dollari al barile e il Wti a 97 dollari al barile, in contrazione dell’1,6%. Gli investitori attendono la giornata di mercoledì 3 agosto quando, per la prima volta dallo scoppio della guerra in Ucraina, l’Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio nella sua forma allargata (Opec+) si incontrerà per decidere come fronteggiare la crescente domanda di greggio.

L’impennata del petrolio costa al massimo l’1% del pil

Non sarà come negli anni ’70. Dall’ultimo shock del settore petrolifero, le economie europee hanno ridotto la loro dipendenza dai combustibili fossili. “In particolare, per quanto riguarda i trasporti e il consumo energetico delle famiglie, esistono valide alternative verdi che dipendono molto meno dal petrolio”, hanno commentato dalla Banca centrale europea. Come ha riportato Reuters, i nuovi modelli sviluppati dalla Bce hanno rilevato che un aumento dell’1% del prezzo del greggio potrebbe ridurre la crescita della zona euro di circa lo 0,02% nel medio periodo.

Anche ipotizzando un rialzo prolungato del 40% nei prossimi quattro anni rispetto al periodo 2017-2020, la Bce ha stimato che il pil potenziale della zona euro si ridurrebbe appena dello 0,8%. “Si tratta di uno shock piuttosto limitato, che va visto nel contesto dell’aumento cumulativo del prodotto potenziale, stimato dalla Commissione europea intorno al 5,2% per i prossimi quattro anni”, hanno scritto gli economisti Julien Le Roux, Bela Szörfi e Marco Weißler.

Dubbi sulle prossime mosse dell’Opec+

Sotto la lente degli operatori anche la riunione di mercoledì 3 agosto dell’Opec+. Questa volta, sul tavolo dell’Organizzazione non c’è un piano di policy da approvare. Almeno teoricamente, i Paesi dell’Opec+ hanno già recuperato i tagli alla produzione effettuati durante la pandemia, con gli obiettivi di agosto tornati ai livelli pre-Covid. Ora l’attenzione del gruppo dovrebbe spostarsi sul raggiungimento effettivo di tali target, ma gli ostacoli da superare non sono pochi. A maggio i Paesi membri dell’Opec+ hanno pompato circa 2,7 milioni di barili in meno al giorno rispetto ai valori previsti. Secondo quanto riportato da Bloomberg, almeno la metà di tale ritardo è attribuibile alla Russia, impegnata a tenere alti i prezzi del greggio per finanziare la guerra in Ucraina. 

Anche qualora mercoledì l’Opec+ decidesse di rispondere all’appello del presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, di alzare i livelli di produzione, senza l’appoggio della Russia non è detto che sarebbe in grado di farlo. Al momento solo Arabia Saudita ed Emirati Arabi producono sotto i livelli massimi e avrebbero un margine sufficiente per aumentare la capacità. Tuttavia, l’esperto del settore petrolifero di Bloomberg First WorldJulian Lee, resta dubbioso sulla reale possibilità per questi paesi di rispettare eventuali nuovi target. Inoltre, alzare l’obiettivo di produzione rischierebbe di ampliare ulteriormente il divario tra il target e la quantità di greggio effettivo, riducendo la credibilità del gruppo. Per compensare le carenze di alcuni membri, l’Opec+ potrebbe incitare i Paesi con una capacità di riserva a pompare di più, ridistribuendo le quote non utilizzate. Tuttavia, come ha sottolineato Lee, il gruppo non sembra incline a percorrere questa strada. (riproduzione riservata)

Leave a Reply

Your email address will not be published.

Previous post Materie prime, il rally non è finito. Per Goldman Sachs il Brent toccherà 130 dollari
Next post Gas, crolla la domanda dell’Ue. Gazprom apre ancora di più i rubinetti verso la Cina