Perché è il momento d’oro del Brasile

Grandi opportunità per le imprese italiane. Il progetto di Tim in Amazzonia insieme a SpaceX di Elon Musk. Chiunque vinca le elezioni, il Brasile continuerà a crescere

Mi stupisco, ma non troppo, quando leggo succinte notizie che segnalano che l’economia brasiliana va bene e i dati appena pubblicati sul pil del primo trimestre 2022 registrano una variazione positiva dell’1% rispetto allo stesso periodo 2021 ma esiste una grande incertezza per via delle elezioni presidenziali che il paese affronterà nel secondo semestre. Con questa ultima statistica di pil veritiera, il Brasile si proietta sopra Russia, Corea e Australia e si conferma decima economia al mondo. Ma la situazione di fondo, non solo economica ma anche politica, merita un’analisi molto più grande, anche in una ottica di opportunità per le aziende italiane.

Si aprono nuove opportunità per il Brasile

A livello geopolitico l’Europa, ma anche gli Stati Uniti, constatano oggi più che mai che il Brasile non è solo un grande mercato di consumo, un produttore di alimenti o commodities e terreno fertile per un’economia verde e sostenibile, ma è anche una solida democrazia con una tradizione pacifista, prerogative non certo scontate per un paese emergente. Comunque la prima considerazione è che il Brasile è un paese grande esportatore di commodities quindi l’aumento dei prezzi delle materie prime sta certamente sostenendo l’economia in questo momento. A tendere mi sembra inoltre che se la Cina decide di tornare sui propri passi, quindi frenare sull’idea di un’economia basata sui consumi e concentrarsi di nuovo sugli investimenti in infrastrutture, il Brasile avrà un ulteriore vantaggio.

Il Brasile è considerato un rifugio sicuro da molti paesi emergenti

In secondo luogo per un paese emergente non è un dettaglio sapere attrarre la fiducia degli investitori stranieri e dobbiamo qui fare un distinguo tra capitali speculativi e investimenti esteri diretti, Fdi, quindi un capitale strategico di medio lungo termine a sostegno di progetti imprenditoriali. Nel primo caso, dei capitali speculativi, si evidenzia che i paesi emergenti subiscono una fuga di capitali quando si manifestano incertezze o si alzano i tassi di interessi negli Stati Uniti, poiché gli investitori preferiscono rifugiarsi in paesi tradizionalmente più sicuri. E questo è di fatto lo scenario attuale con una guerra in Europa, gli effetti sulle catene e filiere produttive legati anche al post pandemia e il conseguente aumento dei costi internazionali di logistica. Ma, a discapito di queste condizioni appena descritte, il Brasile non ha registrato grandi deflussi di capitali ed è persino considerato un rifugio sicuro tra i mercati emergenti, basti osservare gli ultimi dati Unctad dove si registrano nel 2021 investimenti pari a 58 miliardi di dollari, il doppio rispetto al 2020.

Successi e prospettive delle aziende italiane in Brasile

I settori dell’energia, delle infrastrutture e del turismo sostenibile e della tecnologia sono stati quelli che hanno maggiormente saputo attrarre gli investitori stranieri, sia nel 2021 sia nell’anno in corso, e i gruppi italiani hanno giocato un ruolo molto importante. Basti citare le operazioni di espansione di Tim, che ha rilevato la parte più consistente dell’operatore OI, e l’assegnazione di una consistenza fetta delle infrastrutture e uso del 5G. Il ceo mondo Pietro Labriola e il ceo Brasile Alberto Griselli hanno recentemente incontrato Elon Musk a San Paolo e chiuso un accordo per un progetto ambizioso in Amazzonia con Space X. Aggiungiamo la crescita esponenziale di Enel in Sud America. Con un piano 2022-2024 di ulteriori 5 miliardi di euro di investimenti solo in Brasile, il ceo mondiale Francesco Starace in una sua recente visita ha mostrato che il futuro è qui. D’altronde l’energia brasiliana è già per oltre 80% rinnovabile, direi che è il sogno di consumo di qualunque paese europeo, ed Enel è già diventato il primo distributore di energia e il primo operatore di eolico e fotovoltaico. Da ultimo, l’assegnazione a Ecorodovias del Gruppo Gavio, di una concessione autostradale tra Rio e Minas Gerais per circa 2,5 miliardi di euro porta la società, guidata nella capitale paulista dal veterano Marcello Guidotti, a diventare il primo operatore autostradale in Brasile con circa 4.200 chilometri in concessione (il secondo player ne ha 3.500).

Il Brasile è all’avanguardia nell’Esg

Il tema di fondo è l’esplosione di interesse sui temi Esg che accomunano peraltro gli investimenti appena citati. Questi temi li portano avanti le nostre aziende qui in Brasile con progetti molto interessanti: aggiungo Stellantis, Pirelli e Ferrero alle aziende sopracitate, con l’Ambasciata d’Italia in testa che dà l’esempio ricevendo la certificazione “Zero Waste” come prima missione diplomatica al mondo, motivo di orgoglio per l’ambasciatore Francesco Azzarello e tutti noi. Qui in Brasile si è già iniziato a regolamentare il mercato dei carbon credit, sono stati disciplinati i crediti di metano da rifiuti organici, si stanno avviando le concessioni in grandi aree della Amazzonia per la preservazione delle foreste (e la conseguente generazione di crediti di carbonio). Sono progetti che rendono all’ambiente e rendono all’investitore o operatore quindi un Esg sostenibile e concreto. Allo studio anche energia eolica off-shore (potenziale 700 gigawatts da quanto calcolato dalla Banca Mondiale) e la produzione di idrogeno verde, possibile davvero solo se già si possiede una matrice energetica pulita. Non giudico peraltro che sia un caso che a inizio anno il Consiglio delll’Ocse (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) abbia aperto le discussioni per l’adesione del Paese come membro a pieno titolo.

Chiunque vinca le elezioni, il Brasile continuerà a crescere

Per toccare invece il tema legato alle elezioni presidenziali e l’incertezza auspicata, questa è veritiera se la intendiamo sull’esito delle elezioni. A discapito dell’accentuato bipolarismo che si è manifestato è poco prevedibile chi la spunterà per una serie di fattori, non ultimo la poca attendibilità dei sondaggi elettorali. Ma invece non è incerta la reazione degli investitori stranieri, che in entrambi gli scenari stanno investendo sul Brasile con progetti di medio-lungo termine quindi non preoccupati per l’esito delle elezioni. E’ evidente che ci sarà un rallentamento locale sul secondo semestre ma non un’inversione di marcia sugli investimenti o una carenza di opportunità. Concludo segnalando che in uno scenario di inflazione mondiale alta il Brasile ha una capacità di reazione storica molto più rapida di Europa e Stati Uniti. Qui l’attuale politica monetaria dei paesi occidentali è stata anticipata ma faccio notare che anche durante la pandemia si è avuto un boom di quotazioni in borsa (27 Ipo nel 2020 e 46 nel 2021). Se dobbiamo fare emergere un tallone d’Achille vero, questo è la finanza pubblica insieme alle riforme strutturali che certamente per quest’anno elettorale non si faranno. Queste considerazioni mostrano chiaramente che il Brasile sta vivendo un momento molto favorevole ed è nel mirino dei paesi più importanti, anche alla luce del conflitto tutt’ora in corso e delle alleanze che ne possono scaturire in futuro. (riproduzione riservata)

* Presidente Camera di Commercio Italiana in Brasile e Managing Partner GM Venture

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