Ecco perché le società petrolifere continuano a investire e non temono la recessione

Da ConocoPhillips ed Exxon Mobil fino a Shell, tutte mantengono la guidance sulla spesa in conto capitale a svariati miliardi di dollari. Chevron la aumenterà nel 2023. Motivo per cui le prospettive sono ancora positive per il settore dei servizi oil

Investitori sempre più confusi sulle prospettive del mercato petrolifero. Da un lato c’è chi è ribassista e prevede un crollo della domanda energetica in vista di uno scenario di recessione con conseguente calo della domanda dei servizi petroliferi. Dall’altro lato c’è chi è rialzista e prevede che il settore vedrà un’espansione pluriennale degli investimenti dopo un periodo di depressione.

Lo scenario ribassista

Per gli analisti di Motley Fool le previsioni di una recessione non sono affatto infondate dal momento che, dati alla mano, mostrano un rallentamento dei consumi, oltre alle crescenti difficoltà che stanno incontrando le società più esposte alla spesa dei consumatori. “La domanda di petrolio diminuirà se ciò sfocerà in una prolungata recessione economica”, sottolineano a Motley Fool. Lorenzo Simonelli, numero uno di Baker Hughes, colosso nel campo delle apparecchiature e dei servizi petroliferi, ha osservato un deterioramento delle prospettive durante l’ultima conference call sui conti.

Nel frattempo, altre materie prime “economicamente sensibili”, in primis il rame, sono state vendute dopo i dati deludenti sull’economia cinese. Dato il suo considerevole peso sulla crescita globale, la performance della Cina è spesso considerata una proxy dell’andamento dei prezzi delle materie prime economicamente sensibili. La visione ribassista è supportata dalle società maggiormente esposte alla Cina, come Caterpillar, il cui management ha previsto un indebolimento del business del petrolio già dal secondo trimestre.

Lo scenario rialzista

Simonelli ha anche affermato che “dopo anni di investimenti globali fiacchi e data l’urgenza di rimpiazzare i barili russi, vincoli di offerta più ampi possono realisticamente mantenere i prezzi della materia prima a livelli elevati, anche in uno scenario di moderata distruzione della domanda”. Gli analisti di Motley Fool precisano poi che per investimenti fiacchi si intende il contenimento delle spese in conto capitale effettuate dalle principali compagnie petrolifere e di esplorazione a seguito della discesa del prezzo dell’oro nero iniziata nel 2014. “Dal momento che quelle del settore petrolifero sono attività di lungo ciclo, ora sarà probabilmente necessario un prolungato periodo di investimento per incrementare l’offerta, il che si traduce in una buona notizia per il business petrolifero”, spiegano gli analisti di Motley Fool.

C’è un altro tema che supporta uno scenario di maggiori investimenti nel comparto oil. Per fronteggiare la concorrenza delle energie rinnovabili, i player petroliferi saranno costretti a fare più investimenti: quindi, invece di cicli caratterizzati da ingenti spese per aumentare la capacità e l’offerta e poi far scendere il prezzo, potrebbe esserci un ciclo duraturo caratterizzato da una crescita graduale e sostenuta degli investimenti: “questa è una buona notizia per le società di servizi petroliferi”, aggiungono a Motley Fool. Inoltre, sebbene si continui a parlare di recessione, il prezzo del petrolio continua ad aggirarsi intorno a 90 dollari al barile: “gli investitori in azioni di società di servizi oil probabilmente avranno un’idea migliore delle condizioni del business osservando cosa stanno facendo le major petrolifere con la spesa in conto capitale piuttosto che cosa dicono sulle condizioni del mercato”, continuano gli esperti.

Le guidance sulla spesa in conto capitale dei big oil

Nel caso di ConocoPhillips e EOG Resources la guidance sulla spesa in conto capitale in base alle recenti presentazioni dei conti è stata mantenuta a 7,8 miliardi di dollari quest’anno. Per Exxon Mobil si stima un capex a 4,6 miliardi di dollari nel secondo trimestre o a 9,6 miliardi da inizio anno, in linea con l’intervallo per l’intero anno di 21-24 miliardi di dollari.

Il cfo di Chevron, Pierre Breber, ha fatto sapere che “non vi è alcun cambiamento nella nostra guidance: siamo sulla buona strada, è probabile che il capitale investito finirà al di sotto delle nostre stime di budget di 15 miliardi di dollari”, mentre “aumenteremo gli investimenti il prossimo anno”. Shell prevede spese in conto capitale tra 23 miliardi e 27 miliardi di dollari. Per finire, il ceo di TotalEnergies, Patrick Pouyanne, ha dichiarato che “il capex per il 2022 è stimato nel range 15-16 miliardi di dollari, probabilmente più vicino a 16 miliardi”.

Dunque, “dato l’attuale prezzo del petrolio, le prospettive sono ancora positive per il settore dei servizi petroliferi, almeno nel medio termine”, affermano gli analisti di Motley Fool, concludendo che “a meno che si non ritenga che una recessione distruggerà la domanda, il posizionamento rialzista sembra riflettere meglio le condizioni attuali”. (riproduzione riservata)

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