Borsa, la Fed non raffredda l’entusiasmo di Milano. Spread in calo verso 200 punti

I futures statunitensi prolungano il rally di Wall Street, anche se più esponenti della Fed confermano: necessari ulteriori aumenti dei tassi. Sotto il 3% il rendimento del Treasury Usa 10 anni e del Btp 10 anni | Cambio euro/dollaro sopra 1,03. Bene Banco Bpm con JP Morgan al 5,15% del capitale | Europa vista salire | Asia, borse toniche grazie alla Banca centrale cinese

Le Borse europee salgono in avvio di seduta tranne Londra (+0,43% Dax, +0,55% il Cac40, -0,11% il Ftse100 e +0,58% a 22.834 punti il Ftse Mib) in linea con i futures statunitensi (+0,25% il Dow Jones e +0,26% l’S&P500) che prolungano il rally del 10 agosto di Wall Street grazie a dati sull’inflazione statunitense più soft del previsto, che hanno alimentato la speculazione che la Fed possa moderare il ritmo dei rialzi dei tassi. L’inflazione negli Stati Uniti a luglio è rimasta invariata a livello mensile, dopo l’aumento dell’1,3% di giugno, grazie al calo dei prezzi del carburante, ed è cresciuta dell’8,5% su base annuale (+0,3% mese su mese e +8,9% anno su anno la stima del consenso). Un dato, quest’ultimo, ancora in crescita, ma molto inferiore a quello registrato a giugno quando l’aumento era stato del 9,1%. Mentre l’indice dei prezzi al consumo core, attentamente monitorato dalla Fed, è salito dello 0,3% a livello congiunturale ed è aumentato del 5,9% anno su anno, meno di quanto previsto dagli economisti (+0,5% mese su mese e +6,1% anno su anno il consenso). 

Più esponenti della Fed confermano: necessari ulteriori aumenti dei tassi

In realtà, più esponenti della Fed hanno confermato che sono necessari ulteriori aumenti dei tassi, nonostante il rallentamento dell’inflazione. Mary Daly della Fed di San Francisco ha dichiarato che è troppo presto per dichiarare vittoria nella lotta all’inflazione, ma ha segnalato che potrebbe sostenere un ritmo più lento di rialzi dei tassi, come riporta il FT. Il collega, Neel Kashkari, ha definito “irrealistica” l’idea che la banca centrale inizierà ad allentare la pressione l’anno prossimo. Kashkari, che attualmente è il più falco tra i membri della Fed, vede ancora i tassi al 4,4% alla fine del 2023. E il presidente della Fed di Chicago, Charles Evans, ha sottolineato che l’inflazione è ancora “inaccettabilmente” alta e la Fed avrà ancora bisogno di alzare i tassi, portandoli probabilmente al 3,25%-3,5% quest’anno e al 3,75%-4% entro la fine del prossimo anno.

Tanto che, secondo un sondaggio condotto da CNBC su un panel di economisti, è scontato un rialzo dei tassi di interesse di 75 centesimi da parte della Fed e 50 centesimi dalla Bce. “Valori che, se confermati a settembre, verranno probabilmente letti positivamente dal mercato. I venti di recessione continuano, infatti, a soffiare mentre i costi dell’energia, ovvero di input, danno segnali di rallentamento. Un contesto che, quindi, potrebbe spingere le banche centrali a rivedere al ribasso il trend del costo del denaro nel 2023”, ha sottolineato Fabrizio Barini di Integrae Sim.

Gli indici, in particolare l’S&P 500, si trovano su livelli di resistenza importanti

Su questa aspettativa si muoveranno le Borse nelle prossime settimane. Gli indici si trovano, in particolare l’S&P 500, “su livelli di resistenza importanti, con la possibilità, quindi, di movimenti rilevanti in base al newsflow. È il caso del dato sull’inflazione in Usa a luglio, scesa oltre le attese, anche se il dato core resta elevato, che rappresenta un catalizzatore per il prolungamento del rally azionario. Per l’Italia le aspettative sono positive con la Bce che ha reinvestito 10 miliardi di euro dalle risorse in scadenza dal Pepp, in Titoli di Stato italiani. C’è, quindi, ancora fiducia nella capacità del Paese di rispettare gli impegni con l’Europa, in particolare l’attuazione del Pnrr”, ha concluso Barini.

Spread Btp/Bund in calo verso 200 punti base

Sul fronte interno la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, in vantaggio nei sondaggi, ha registrato un videomessaggio in inglese, francese e spagnolo in cui assicura che non sarebbe una minaccia per l’Italia, mentre Matteo Renzi è vicino all’accordo per il terzo polo con Carlo Calenda. Lo spread Btp/Bund scende a quota 208 punti base e il rendimento del Btp 10 anni al 2,973% (sotto il 3% anche il rendimento del Treasury Usa 10 anni al 2,77%) all’indomani del rally dei governativi seguito al dato sull’inflazione Usa. I prossimi numeri sull’inflazione sono in agenda il 13 settembre, la settimana prima del meeting della Fed, e visto il recente trend del settore energia, hanno spiegato alcuni economisti a Reuters, dovrebbe trattarsi nuovamente di dati positivi che potrebbero far propendere per un rialzo dei tassi da 50 punti base. (riproduzione riservata)

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