La Cina taglia i tassi per sostenere l’economia. Salgono Hong Kong e Shanghai

La Banca centrale cinese resta particolarmente preoccupata per il suo mercato immobiliare. In Asia il focus resta sulle banche centrali con l’appuntamento della settimana con Jackson Hole

Il Nikkei è tornato in calo (-0,52%), restando sotto i 29 mila ( a 28.768) punti toccati invece settimana scorsa. A portare già il listino giapponese sono alcuni titoli tecnologici come Tokyo Electron scesa dell’1,87% e Rakuten Group in rosso dell’1,24%. Sulla stessa scia nelle borse asiatiche resta in calo anche il Kospi della Corea del Sud (-1,18%) zavorrato dai tecnologici insieme e ai titoli tech e delle compagnie aeree. 

Il focus sulle  banche centrali. I titoli di Stato Giapponesi toccano nuovi massimi

Gli investitori restano comunque concentrati sui dati macroeconomici in vista del simposio della Federal Reserve a Jackson Hole in calendario per questa settimana e dopo i commenti della scorsa settimana da parte dei falchi della Banca Centrale Usa. In attesa di comprendere le prossime mosse delle banche centrali, il rendimento dei titoli di Stato giapponesi a 10 anni è salito allo 0,212%, il massimo mai toccato dal 26 luglio scorso, tracciando anche dai rendimenti del Tesoro degli Stati Uniti. 

In rialzo Hong Kong e Shanghai. La Banca Centrale Cinese ha tagliato i tassi 

L’indice Shanghai Composite che è salito dello 0,37% e lo Shenzhen Composite dello 0,9%. La virata al rialzo dei listini cinesi è spinta per lo più dalla mossa della banca centrale cinese di tagliare il suo tasso di riferimento di prestito primario nel tentativo di sostenere l’economia in rallentamento. Il taglio più ampio è stato deciso per l’indicatore di riferimento dei mutui (15 punti base) che segnala la particolarepreoccupazione per il mercato immobiliare della nazione. Il tasso primario del prestito a un anno (lpr), su cui si basa la maggior parte dei prestiti nuovi e in essere, è stato tagliato dal 3,7 al 3,65% ha confermato la People’s Bank of China (Pboc). Anche l’lpr quinquennale appunto, il tasso di riferimento per i mutui, è stato tagliato dal 4,45% al 4,3%.

I tagli dei tassi sono stati l’ultimo di una serie di azioni intese ad aiutare il settore immobiliare, in arrivo pochi giorni dopo che la Pboc e altri due ministeri hanno affermato che saranno offerti prestiti speciali attraverso le banche locali per garantire che i progetti immobiliari in stallo vengano consegnati agli acquirenti. La scorsa settimana la banca centrale ha sorpreso con un taglio di 10 punti base al tasso sui suoi prestiti ufficiali a un anno, un altro segno di un aumento del sostegno.

Il dollaro tiene duro spinto dalla Fed

Le valute asiatiche hanno registrato un andamento misto sul biglietto verde. Lo yuan e la maggior parte delle altre valute asiatiche sono andate sotto pressione dopo le dichiarazioni di diversi esponenti della Fed che hanno rafforzato il biglietto verde e intaccato la propensione al rischio. La moneta cinese è scesa ai minimi di due anni rispetto al dollaro lo scorso venerdì (il cambio dollaro/renminbi cinese è a quota 6,8), tra le preoccupazioni per il rallentamento della crescita nel paese e le dichiarazioni della Federal Reserve che hanno pesato sulle valute asiatiche. La moneta americana resta in rialzo anche sulla divisa giapponese che tratta a 137 (+0,22%). Secondo gli analisti il dollaro ha intrapreso nuovamente la rotta verso un nuovo rally.

Oro in calo ai minimi da tre mesi. Scendo anche il petrolio 

Il prezzo dell’oro torna in calo ai minimi da tre mesi, dopo essersi indebolito in controtendenza alla forza del dollaro, e scivola dello 0,31% a 1.757 dollari l’oncia. Nel frattempo i prezzi del petrolio scendono di oltre un punto e mezzo percentuale con gli investitori che valutano la prospettiva di una maggiore offerta iraniana mentre le prospettive di crescita economica si indeboliscono. Il presidente americano, Joe Biden, ha parlato domenica con i leader di Francia, Germania e Regno Unito per rilanciare un accordo nucleare con l’Iran, che potrebbe portare a un aumento dell’offerta dal produttore Opec. Il Brent tratta adesso a 95,52 dollari al barile (-1,24%), mentre il Wti vale 89,26 dollari (-1,30%). (riproduzione riservata)

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