Attività manifatturiera cinese ancora in contrazione, crescita a rischio. Shanghai in rosso

L’indice ufficiale dei responsabili degli acquisti del settore manifatturiero è risultato pari a 49,4 ad agosto da 49 di luglio, comunque migliore delle attese. Nikkei in calo. I futures di Wall Street anticipano un rimbalzo

I rinnovati timori che la Fed continui ad aumentare i tassi di interesse in modo aggressivo e la crescita cinese a rischio mettono sotto pressione alcune borse asiatiche. L’indice azionario giapponese Nikkei è in calo dello 0,51% a 28.053 punti, penalizzato dalla possibilità di un maggior inasprimento della politica monetaria da parte della Fed in seguito ai forti dati sul mercato del lavoro. I titoli dei produttori di strumenti di precisione sono in calo. Olympus scende dell’1,3%, Hoya del 2,1% e Terumo dello 0,3%.

Bene le vendite al dettaglio e la produzione industriale a luglio in Giappone

Tra i titoli del settore auto, Honda cala dello 0,4% e Nissan è piatta nonostante abbia comunicato che la produzione globale di auto a luglio è aumentata rispetto all’anno precedente. Il produttore di motori elettrici, Nidec, flette dello 0,2% nonostante la notizia dell’accordo per la costituzione di una joint venture per lo stoccaggio di energia con la società norvegese, Freyr Battery. Buone notizie dal fronte macro: a luglio le vendite al dettaglio in Giappone sono aumentate del 2,4% rispetto a un anno prima, più delle attese e registrando una crescita per il quinto mese consecutivo. Inoltre, sempre lo scorso mese in Giappone la produzione industriale è cresciuta dell’1% rispetto al mese precedente, a fronte di una previsione del mercato di un calo dello 0,5%.

Invece, il Kospi, l’indice di riferimento della Corea del Sud, sale dello 0,54%, nonostante il ribasso dai titoli della cantieristica e dell’energia. Il sentiment degli investitori è stato smorzato dal calo di Wall Street nella seduta del 30 agosto, a causa dei rinnovati timori che la Fed continui ad aumentare i tassi di interesse in modo aggressivo. I forti dati sul mercato del lavoro statunitense hanno alimentato questi timori. L’azienda di energia nucleare e rinnovabile Doosan Enerbility crolla del 7,4%. I raffinatori S-Oil e SK Innovation scendono, rispettivamente, del 4,3% e del 4,1%. Il costruttore navale, Hyundai Mipo Dockyard, cala del 5%, mentre la sua società madre, Hyundai Heavy Industries, arretra del 2,1%. Il peso massimo dell’indice, Samsung Electronics, flette dello 0,7%.

L’attività manifatturiera cinese si è contratta per il secondo mese consecutivo ad agosto

Oltre alle preoccupazioni per una stretta più aggressiva da parte della Fed, il mercato deve fare i conti anche con un ulteriore rischio di ribasso per la crescita della Cina. Anche le relazioni tra Cina e Taiwan sono sotto osservazione, dopo la notizia di martedì che i soldati taiwanesi hanno sparato colpi di arma da fuoco per respingere droni civili ritenuti provenienti dalla Cina continentale. L’indice di riferimento, il Shanghai Composite, è in ribasso dello 0,95% e lo Shenzhen Composite dell’1,96%.

L’attività manifatturiera cinese si è contratta per il secondo mese consecutivo ad agosto, come hanno mostrato i dati Pmi, mentre le chiusure del per il Covid-19 e la crisi energetica continuano a pesare sull’attività economica. L’indice ufficiale dei responsabili degli acquisti del settore manifatturiero (Pmi) è risultato pari a 49,4 ad agosto da 49 di luglio (una lettura inferiore a 50 indica una contrazione del settore). La lettura è stata comunque migliore delle aspettative degli economisti che si aspettavano 49,2, indicando un leggero miglioramento delle condizioni rispetto al mese precedente.

Rischi ulteriori per il Pil cinese

La lettura di agosto indica che la ripresa registrata all’inizio dell’anno si è in gran parte esaurita, facendo presagire ulteriori difficoltà per l’economia cinese. La crisi energetica causata dalla siccità, che ha intaccato l’attività nella provincia del Sichuan e spento le luci a Shanghai, è stata l’ultima fonte di interruzioni per il settore manifatturiero del Paese nel mese di agosto. Anche le nuove chiusure nei poli industriali come Yiwa hanno messo sotto pressione l’attività, in quanto le fabbriche sono state chiuse in conformità con le regole anti-Covid.

La debolezza si è estesa al Pmi non manifatturiero

La debolezza del settore manifatturiero sembra ora essersi estesa ad altri aspetti dell’economia, con una lettura del Pmi non manifatturiero di agosto pari a 52,6, inferiore a quella di luglio (53,8). Questo, insieme alla contrazione del settore manifatturiero, ha fatto sì che il Pmi composito cinese di agosto scendesse a 51,7 da 52,5 di luglio. La lettura è stata, inoltre, inferiore alle stime degli economisti di 52,3.

Il rifiuto di Pechino di cambiare la sua rigida politica dello zero-Covid è al centro dei problemi economici della Cina di quest’anno, con le chiusure paralizzanti di Shanghai e di altri importanti centri di produzione che hanno bloccato l’attività manifatturiera. L’economia cinese è riuscita a malapena a crescere nel secondo trimestre di quest’anno. Il forte rallentamento dell’attività ha visto Pechino introdurre ulteriori misure di stimolo per sostenere la crescita. Ma una nuova serie di chiusure per il Covid ad agosto potrebbe compensare questa situazione.

“La crescita del Pil cinese quest’anno potrebbe rallentare più di quanto previsto in precedenza a causa dell’indebolimento della domanda interna ed esterna”, ha avvertito Raymond Yeung, capo economista di ANZ Research, tagliando le sue previsioni sul Pil cinese del 2022 a +3% da +4%. “L’attività interna probabilmente risentirà del fatto che il governo è propenso a inasprire il suo approccio zero-Covid in vista dell’imminente 20° Congresso del Partito Comunista”, ha continuato l’economista. Inoltre, “il ciclo delle esportazioni cinesi si sta invertendo a causa del rallentamento dell’attività portuale e del rallentamento delle attività della catena di approvvigionamento globale”, ha concluso.

Delude l’attività edilizia australiana

Al contempo, l’attività edilizia australiana è scesa del 3,8% nel secondo trimestre rispetto al primo, un risultato significativamente più debole rispetto alle aspettative di un modesto aumento di circa lo 0,3%. Andrew Boak, economista di Goldman Sachs, ha spiegato che il calo è stato generalizzato tra le costruzioni residenziali e non residenziali. Si tratta di un risultato in qualche modo sorprendente, dato che il primo trimestre dell’edilizia è stato fiacco a causa delle inondazioni. A ben guardare, i dati presentano un rischio di ribasso per il Pil del secondo trimestre. Attualmente Boak ha previsto una crescita del Pil australiano dell’1,7% nel trimestre, ma è possibile che nei prossimi giorni questa stima venga ridimensionata.

I futures di Wall Street anticipano un rimbalzo

Le valute asiatiche consolidano le posizioni, ma per Sophia Ng, analista valutario di MUFG Bank, i rischi sembrano inclinati verso il basso per le valute dell’Asia ex-Giappone, con i mercati azionari che potrebbero essere sotto pressione a causa degli effetti negativi del calo delle azioni statunitensi nella seduta del 30 agosto (l’indice S&P500 ha chiuso in ribasso dell’1%, per la prima volta da luglio sotto la soglia di 4.000 punti). I futures di Wall Street anticipano un rimbalzo (+0,51% il Dow Jones e +0,66% l’S&P500). Anche il future sull’Eurostoxx50 sale dello 0,62%.

Petrolio in rialzo, oro stabile

Inoltre, il presidente della Fed di New York, John Williams, ha respinto la possibilità di tagli dei tassi l’anno prossimo e ha sottolineato che la politica monetaria restrittiva è necessaria fino all’anno prossimo, ha aggiunto Ng. Il cross dollaro/yen scende dello 0,22% a 138,44, mentre il cambio dollaro/won sudcoreano passa di mano a 1.340 (-0,77%). Quanto al cambio euro/dollaro viaggia a 1,0039 (+0,30%). Tra le materie prime, salgono i prezzi del petrolio (Wti +1,16% a 92,70 dollari al barile e Brent +1,17% a 98,98 dollari al barile). Stabile il prezzo dell’oro a 1.736 dollari l’oncia. (riproduzione riservata)